lunedì 23 novembre 2020

Quartiere Copppedè, Roma

Non tutti conoscono questo quartiere romano. In realtà non è ne' un vero e proprio quartiere, ne' un luogo turistico, ma un gruppo di vie, ornato di palazzine (26), oggi più che altro ambasciate e villini caratteristici (17), progettati dall'omonimo architetto, Gino Coppedè, tra il 1915 e il 1927, anno della sua morte. Il progetto fu portato a termine da Paolo Emio De André.

La particolarità di questo quartiere ha ispirato Dario Argento, Nanni Loy ed altri registri per alcuni  film.

Si trova tra via Tagliamento e piazza Buenos Aires. L'ingresso è su via Dora, dove erge un grande arco monumentale, il quale unisce due palazzi detti "degli ambasciatori", con un enorme lampadario in ferro battuto fissato su un particolare soffitto.

Sulla facciata centrale  appare un "mascherone", caratteristico del quartiere, che riapparirà in altri edifici.



Abbiamo un altra versione, per interpretare questo quartiere. Pare che il Coppede' fosse un massone ed i vari simboli abbiano significati esoterici. 
Il lampadario in ferro battuto, per esempio, indicherebbe la luce , nell'ottica che la massoneria è ricerca di luce, cioè arrivare alle verità nascoste.

Passando sotto l'arco, arriviamo a Piazza Pincio, nel mezzo della quale, spicca la fontana delle rane (12 per l'esattezza), recentemente restaurata.




La fontana, oltre a trovare ispirazione dalla fontana delle tartarughe del Bernini (zona ghetto), viene ricordata anche per via del bagno che si fecero in essa i Beatles, dopo un loro concerto al Piper (discoteca storica romana, in quei pressi).

Intorno alla fontana, sorgono edifici particolari:

1) Civ 4 Palazzo "del Ragno", raffigurato in cima al portone, in simbolo di operosità, che ci riporta allo stile Assiro Babilonese.


L'edificio si compone di 4 piani e una torretta. Al terzo livello, sopra al balconcino, c'è un dipinto color ocra e nero, con una grande scritta in latino LABOR. nel dipinto sono raffigurati un cavallo, un incidine e due grifoni.

2) dalla parte opposta, c'è il portone con decorazioni in stile arabo. Palazzo Ospes Salve. La scritta in latino sta a significare "entra in questo luogo chiunque tu sia, sarai amico, io proteggo l'ospite"







3) Il villino delle Fate, (tre fanciulle, Neme, Melete e Aede, che suonavano la lira, voce e chitarrino) con svariate e pregiate decorazioni, torrette e piccole logge. Lo scopo di tali decorazioni era omaggiare le città di Roma, Firenze e Venezia, con simboli e personaggi che ce le ricordano. Infatti ogni lato della palazzina (divisa in tre edifici con tre distinti ingressi) è dedicato ad una di queste città.




Per ricordare Firenze, nei dipinti della facciata, è raffigurato Dante, Petrarca, la cupola di Brunelleschi. Roma è raffigurata con la lupa, Romolo e Remo. Venezia con il leone alato di San Marco.

I Materiali utilizzati furono: travertino, terracotta, ferro battuto, marmo e legno miscelati tra archetti, colonne, tettini, dipinti, statue, maioliche con un' alternanza di colori ed uno stile "suis generis".

E' un luogo che stupisce, talmente insolito in una città come Roma, che ti lascia spiazzato.

Bello, sia con la luce, sia di sera, sopratutto quando si accende il grande lampadario sotto l'arco, come se fossimo in un gran salone, piuttosto che lungo una strada.

Davvero un museo a cielo aperto.


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