martedì 3 gennaio 2017

L'India, o la ami o la odi!






Ci sono viaggi che ti segnano la vita, l' India è uno di quelli. Pieno di contraddizioni e di coerenze, carnale e spirituale, dai toni forti e deboli, selvaggio ed elegante, intriso di profumi e di odori forti



Colori accesi e invitanti, tra tanta miseria e sporcizia. Pace e tranquillità, tra tanto rumore e disordine. 



I palazzi sontuosi dei Marahajà contro le catapecchie della gente comune. Strade sterrate, impolverate e sudice. Fogne create ai bordi delle stradine ed i bambini che giocano scalzi.


Ovunque, la religiosità la si respira, gli incensi per le strade, le processioni delle donne, i templi sacri, le mucche ed i tori che girano per le strade come se fossero dei gatti. Ebbene si, perché in India, anche i tori sono pacifici oltre che sacri.




L'India mi ha insegnato tanto e schiaffeggiato moralmente. 
Mi ha fatto vedere cos'è la dignità. La dignità delle donne indiane, povere, ma estremamente dignitose con i loro "Sari" colorati, semplici nei modi e nell'animo, posate e sorridenti, senza mai osare un gesto fuori posto. Devote e cerimoniose.


Hanno sempre uno sguardo pacifico e capelli raccolti. Sulla fronte quella gocciolina rossa, il "Bindi", un vezzo, un ornamento ma, sui loro volti, i segni della fatica, ebbene si, perché in India ti sembra che lavorino solo le donne, e chissà quali terribili storie ci sono dietro ognuna di loro. Ma nulla traspare.




Abbiamo amato girare per i mercati locali, sono pieni di colore, senti gli odori delle spezie, vedi le donne sedute a terra, che sistemano le enormi ceste della loro mercanzia. I capelli sono sempre raccolti su se stessi o in una lunga treccia, indossano vistosi orecchini e svariati bracciali.


Il nostro tour ce lo siamo organizzato tutto on line. Contattammo un'agenzia indiana, tra l'altro, all'epoca, con ottime recensioni su Turisti per Caso e, decidemmo di affidarci alla nostra famigerata, guida locale, Dinesh (di cui oggi, purtroppo, ho perso i contatti), il quale ci inoltrò il suo entusiasmante programma di viaggio. Con noi si aggregarono anche i nostri amici. 

Rob e Dinesh all'aeroporto di Delhi
Dinesh si fece trovare all' aeroporto di Delhi e, ben presto, ci presentò il nostro Driver indiano che ci ha accompagnato, in quella che è stata la più straordinaria avventura, che abbiamo vissuto in tanti anni di viaggi. 
Visitammo il Rajastan nel 2006. Il Rajastan è la parte nord dell'India. Le città furono: Agra, Jaipur, Pushkar, Udaipur, Jodhpur, Jaisalmer, Bikaner, Delhi.
Gli alloggi, vere e proprie ex residenze dei Marahaja (Heritage), splendide dimore, dove il soggiorno è davvero da Marahaja ed entri proprio nella parte viva e ricca dell'India. Uno spettacolo Bollywoodiano in tutti i sensi.


Posso tranquillamente ammettere che il mio primo contatto con l'India è stato devastante, dopo tante ore di aereo, fuso completamente sballato, stanchezza che ti assale, usciamo fuori dall'aeroporto di Delhi e, a parte il caldo mostruoso (ma lo sapevamo), subito il caos. 
Sembra di essere in un posto dove regna la pazzia e dove non esistono regole per la guida. Tutto è un rumore, le strade strapiene di motorini sgangherati, macchine, biciclette, tutti che suonano all'impazzata il clacson e sembra che ogni 5 minuti stai rischiando un incidente. Una situazione surreale ed io, già stordita di mio, non riuscivo a capire se ero io intollerante o se erano loro assurdi.

Prima tappa Sicandra, Tomba di Akbar.

Dopo qualche ore di macchina arriviamo a Sicandra, un sobborgo di Agra, e qui lo scenario cambia. C'è pace e tranquillita'. 
Visitiamo la Tomba dell'imperatore Akbar, risalente al XVI sec.
Secondo la tradizione tartara l'allestimento delle tombe degli imperatori veniva iniziato durante la vita. Fu così anche per l'imperatore Akbar. L'opera fu completata, alla sua morte, dal figlio. Particolarità del luogo sono i giardini abitati da antilopi, uccelli e scimmie.

Tomba di Akbar, Sicandra
Tomba di Akbar, Sicandra

Tomba di Akbar, Sicandra
Altra tappa, ad Agra, fu il Forte Rosso, chiamato così per la materia con cui fu costruito, arenaria rossa. Una delle fortezze più importanti dell'India, circondata da un fosso d'acqua proveniente da un fiume. All'interno delle mura di cinta, il palazzo reale, da qui si intravedeva il Taj Mahal.





Taj Mahal

Ed eccoci ad un caposaldo indiano, che mi ha affascinato all'inverosimile, tanto per la sua contraddizione, quanto per il suo valore spirituale, ed è il senso della costruzione del più famoso monumento indiano: il Taj Mahal. 


Un inno all'amore verso una donna. 

Un'amore così sviscerale che, l'Imperatore Shah Jahan, nel 1631, ebbe per la sua seconda e bellissima moglie di origine persiana, morta dopo aver dato alla luce una bambina (il quattordicesimo figlio), mentre seguiva il marito in una campagna militare nel sud dell'India.

Taj Mahal
Il dolore per tale scomparsa fu talmente profondo, che nel giro di pochi mesi i suoi capelli e la sua barba divennero completamente bianchi e, a seguito di una promessa che l'imperatore fece alla moglie prima di morire,  fece costruire il famoso Taj Mahal.

Tah Majal

I lavori per la costruzione del Tah Majal durarono 22 anni. L'imperatrice, quando era ancora in vita, fece fare quattro promesse al marito. 
  • Se fosse morta prima di lui, la prima promessa fu la costruzione il Taj Mahal.
  • La seconda di risposarsi per dare una mamma ai loro figli.
  • la terza di essere dolce e comprensivo con la loro prole.
  • l' ultima che, ad ogni anniversario della sua morte, il marito avrebbe dovuto visitare la sua tomba.

Tanti furono gli uomini e gli elefanti impiegati per la costruzione di tale capolavoro. La leggenda narra che a fine opera, a tutti gli operai furono amputate le mani, per evitare potessero ricreare un simile edificio.

Fatehpur Sikri

Altro scenario surreale fu la città fantasma, Fatehpur Sikri, a circa 38 km da Agra. Una piccola città, voluta fortemente dall'Imperatore Akbar, abitata solo per 14 anni.

Fatehpur Sikri (La città fantasma)

La leggenda narra che l'imperatore all'età di 26 anni, all'apice del suo splendore, non avendo figli, nonostante le sue innumerevoli mogli, capitò in questa zona e un santone gli predisse che avrebbe avuto, ben presto, 3 figli maschi. La profezia si avverò e l'imperatore fece costruire la città di Fatehpur Sikri, considerandola il centro amministrativo, commerciale e culturale del suo Impero. 


Dopo quattordici anni, dovendo difendere i confini a nord dell'Impero stesso, abbandonò la città, con tutta la sua corte, e non vi ritornò più.

Fatehpur Sikri (La città fantasma)

Altro palazzo indiano di gran fascino è il Palazzo dei venti, ci troviamo a Jaipur, capitale del Rajastan. Un palazzo con una facciata simile ad un alveare, in arenaria  rosa, fatto costruire dal Maraja a fine del 1700, per le sue ospiti dell'Harem. 

Palazzo dei Venti (Jaipur)
Una facciata con 950 finestre, tutte particolarmente decorate, necessarie per far entrare il vento, il quale non aveva solo lo scopo di rinfrescare l'aria, ma attraverso le grate produceva un suono melodico. Le nicchie a grate erano state studiate per permettere alle donne dell'Harem di osservare le parate e le processioni senza però essere viste.

Palazzo dei Venti (Jaipur)

Un viaggio in India non si riesce a spiegare, va vissuto e basta. Perché la spiritualità e le emozioni che ti procura questo strano paese, non si riescono a raccontare, ne tramite un foglio di carta, ne tramite una fotografia.


E' un popolo pacifico che sa accogliere il turista si fa avvicinare senza preconcetti o paure, lasciano che i loro figli vengano accarezzati e ti regalano sempre un sorriso spontaneo.


Tutt'ora, quando riguardo le mie foto indiane e mi metto nei panni di chi non è mai stato in India e potrebbe leggere questo post, penso che non potrà, giustamente, capire. Vedrà solo la povertà, la sporcizia, i bambini sudici, le strade sterrate, le acque putride e scenari squallidi. Perché l'India, senza ombra di dubbio è questo, ma anche ben altro, non tangibile, non esplicabile.


Heritage Home, Madhu Ban, Jaipur
Heritage a Jaiupur

Spettacolino serale nell'Heritage a Jaipur


Durante il nostro soggiorno a Jaipur, chiamata anche la città rosa e capitale del Rajastan, mentre eravamo nella hall dell'Heritage, iniziamo la conversazione con un uomo indiano, capimmo che era una guida locale, e ci propose di accompagnarci gratuitamente a fare un giro serale per la città. Con grande entusiasmo, sopratutto mio e della mia amica Mary, accettammo. Ma appena salimmo in auto, fummo assaliti da dubbi atroci sull'onesta del tipo: "Ma perché ci ha proposto un giro gratis?", "dove ci porterà?", "Oddio abbiamo fatto una cavolata" e via dicendo. 
Il giro prosegue con dubbi e perplessità. Ad un certo punto, prende una strada un po' decentrata, riceve una telefonata e si ferma appartato al buio. Potete immaginare quale diavoleria è apparsa nella nostra testa?

Morale della favola, non successe nulla di tragico, l'indiano termino' la sua telefonata e ci riportò sani e salvi al nostro alloggio, senza pretesa alcuna.

Non aggiungo altro.   

L'indomani visitammo il Forte di Hamber, salimmo la collinetta, dove in cima sovrasta imponente il forte, su un elefante.
Anche il Forte di Hamber era una palazzo fortezza della fine del XVI sec.

Forte di Hamber (Jaipur)


Sempre a Jaipur visitammo il City Palace, il quale si compone di due Palazzi. Ancora oggi è residenza reale, per questo non è possibile visitare tutta la struttura.





Pushkar
Pushcar è una cittadina tranquilla, vegetariana a tutti gli effetti e dominata dal suo lago sacro e dai Gat, ovvero le scale che portano al lago.

Pushkar
Ecco in questa cittadina, molto carina, non caotica, ci siamo lasciati abbindolare da dei finti bramini, i quali recitarono una preghiera per noi e per i nostri famigliari, tutti seduti in religioso silenzio sulle sponde del lago, in un' atmosfera spirituale e suggestiva se non fosse, che a fine recita ci chiesero delle rupie, altrimenti le loro preghiere non si sarebbero realizzate. 

Pushkar


Heritage a Pushkar
Heritage Pushkar

Da Pushkar partimmo in direzione Udaipur, con sosta agli otto Templi di Sahastra Bahu, risalenti al VI secolo e dedicati al Dio Vishnu, distante da Udaipur circa 20 km, con un percorso tra stradine non asfaltate e quindi non facile da raggiungere.


Sahastra Bahu Temples

In questa sede non incontrammo nessun visitatore, ed anche per questo, la visita fu più affascinante, spirituale e misteriosa.  Templi incastonati tra delle collinette e tra un laghetto, ornati da colonne, sculture e bassorilievi, con svariate pratiche tantriche. Eh già, d'altro canto il Kama Sutra l'hanno scritto proprio gli Indiani.


Sahastra Bahu Temples


   Sahastra Bahu Temples


Sahastra Bahu Temples


Lasciammo i  Templi e giungemmo ad Udaipur, elegante cittadina, che si affaccia sul lago Pichola, famosa per il suo sfarzoso palazzo nel lago e per il City Palace.

City Palace, Udaipur


Il City palace è una reggia del XVI, che domina il pendio della collina, sovrastante il lago Pichola.


Veduta dal City Palace, Udaipur


City Palace, Udaipur

Heritage a Udaipur

Terrazza relax, Heritage, Udaipur

Veduta sul lago Pichola dalla nostra stanza, Udaipur

Ecco il turno di Jodhpur, chiamata anche la città blu, ricca di Palazzi e Templi e famosa sopratutto per il forte di Mehrangarh, che domina la città da un massiccio di 130 metri.



da Jodhpur a Jaisalmer, qui erge sempre su una collina un Forte, costruito in arenaria gialla, che a secondo della luce del sole assume toni di giallo più acceso la mattina e color miele verso sera. Parliamo di uno dei Forti meglio conservato in tutta l'India, considerato Patrimonio dell'Umanità e costruito nel 1156.

Forte di Jaisalmer
  
Forte di Jaisalmer

Forte di Jaisalmer
Jaisalmer si trova nel deserto del Thar e ovviamente non potevamo farci mancare un giretto nel deserto.


Durante i vari spostamenti in auto, per raggiungere ogni città del tour, abbiamo spesso impiegato delle ore, passando tra paesaggi desolati, villaggi sperduti e città baraccopoli. 



Abbiamo visto ed incontrato di tutto, mucche, tori e scimmie che gironzolavano  per le strade abitate, come se niente fosse. All'inizio avevamo ovviamente paura, ma poi ci siamo abituati anche a questo e quando ci si affiancava una mucca era come se si avvicinasse un animale domestico.


Le processioni religiose, poi, erano davvero belle, con tanti fiori, ornamenti vari, i vestiti colorati e le bambine davvero graziose.



Gli artisti di strada, sicuramente una bella trovata turistica, ma si può andare in India senza aver fatto una foto all'incantatore di serpenti?






Luogo che mi davvero sconcertato, per la mia personale repulsione al genere, fu il Karmi Mata, cioè il Tempio dei Topi, nel villaggio di Deshnoke.
Stomaco forte, un po' di curiosità e tanta incoscienza, ci spinse in questa avventura. Luogo unico direi, dove migliaia di ratti ci vivono indisturbati, in quanto venerati.
Ti scorrazzano tra le gambe e tu, impassibile e terrorizzato, dentro di te, tiri giù tutti i santi del paradiso per l'infausta scelta.
In ogni modo, il tempo di Karni Mata è un luogo indiano di culto. 
Attenzione, poi, a non avere la sventura di calpestarne uno, si rischierebbero delle multe in oro.
Veniamo, tra l'altro, avvisati che tra i tanti ratti, chi avvista quelli bianchi, rarissimi, saranno baciati dalla fortuna. Per questo motivo gli indiani visitano il Tempio.


Karni Mata, il Tempio dei Topi

La gente ci cammina a piedi nudi, ma solo gli Indiani lo fanno. I turisti occidentali indossano rigorosamente i calzini. 


All'ingresso del tempio, è possibile acquistare dolciumi vari da offrire alle piccole creature, le quali banchettano beatamente, tra ciotole di latte e, ogni tanto, qualcuno di loro ci si tuffa dentro. 


I topi stimati sono circa 20.000. Potete immaginare che buon profumino. Ma come si dice, ogni Paese ha le sue tradizioni.


Nuova Delhi

Ultima tappa del nostro tour Delhi, una città moderna, caotica. Personalmente non mi è piaciuta, forse perché, provenendo dal Rajastan, il paragone non tiene. 
A parte la Tomba di Gandhi, che mi ha affascinato per la sua innegabile importanza, il resto posso fare a meno di scriverlo. 

Tomba di Gandhi

Lal Kot (la Delhi storica)

Siamo giunti alla fine del mio lungo racconto
Il ricordo più bello dell'India è, senza ombra di dubbio, il VISO dei bambini, poveri, con dei sorrisi enormi, piedini impolverati ed abitini essenziali, nessun giocattolo tecnologico, nessuna Winx o Barbie, nessun modellino di Ferrari, ma solo terra, polvere, nessun capriccio e tanta, tanta serenità.

Nel mio cuore per sempre

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