sabato 14 novembre 2020

Parco degli acquedotti, Roma

I Romani, popolo dalle grandi opere di ingegneria idraulica...come non fare un giretto tra uno di questi capolavori? 


Proprio tra il  quartiere Appio Claudio e la ferrovia, ergono a tratti, ma sempre stupefacenti, i resti degli acquedotti romani. 

E' una bella passeggiata nel verde della città, tra mille scorci storici. Meta gradita per una passeggiata tranquilla, per grandi e piccini, pic nic e giri in bicicletta.  

Parliamo di 240 ettari dei terreno, tra il quartiere Appio Claudio, Via di Capannelle e la linea ferroviaria Roma-Cassino-Napoli.

Si accede liberamente ed è anche possibile prenotare dei tour a pagamento.

Degli 11 acquedotti romani, in questa zona ne furono costruiti 6 e, successivamente, si aggiunse l'acquedotto Felice (età papale) ancora oggi utilizzato per l'irrigazione.


L' ingresso (libero) sui siti istituzionali sono: via Lemonia, Viale Appio Claudio e Via Viviani.

Immaginiamo quanta acqua poteva esserci a Roma. L'acqua era talmente abbondante che, la disponibilità pro capite, era circa il doppio di quella attuale. Per tale motivo, Roma aveva il soprannome di Regina Aquarum, cioè Regina delle acque.
Le numerose fontane, gli edifici termali, i laghetti artificiali, le famose battaglie navali, erano tutti alimentati da questi archi meravigliosi, la cui sommità scorreva acqua pura e potabile.
Le sorgenti naturali dell'acqua erano situate a notevole distanza dalla città. L'acqua veniva scelta per la sua purezza, il suo sapore, la sua temperatura, la posizione delle sorgenti, che dovevano essere inaccessibili all'inquinamento e prive di muschio e di canne. 
I campioni di acqua erano analizzati in contenitori di bronzo, per accertare la capacità di corrosione, l'effervescenza, la viscosità, i corpi estranei ed il punto di ebollizione.
L'acqua si muoveva in direzione della città, senza nessuna forza, se non quella di gravità. Per tale ragione, l'acqua doveva essere presa da sorgenti situate in collina, più in alto quindi rispetto a Roma.


Prima di essere incanalata, l'acqua passava attraverso una o più vasche (Piscinae limariae), per consentire al fango e alle altre particelle di depositarsi. 
Più gli acquedotti erano alti, più riuscivano a coprire le varie zone di Roma. A volte, un unico viadotto conteneva più canali separati, ospitando le acque di sorgenti diverse. 
Entrando da Viale Appio Claudio, si passa sotto l'acquedotto Claudio e, rivolgendo lo sguardo verso i Castelli romani, non si può non rimanere affascinati da questi archi lunghissimi, che si susseguono senza vedere la fine.
.......e allo spuntare della luna, tutto è magia.

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